“In fondo non merito i risultati e il successo che sto ottenendo. È un caso, non può durare, ci sono professionisti molto più validi di me nel mio ambito e presto i miei limiti verranno a galla”.
Benvenuti nella Sindrome dell’Impostore, insidia che riguarda molti insospettabili professionisti, molto più di quanto si immagini.
La conosco bene. Per quanto riguarda la mia persona, l’ho combattuta e tuttora mi adopero per tenerla a debita distanza.
Mi spiego: nel mio lavoro ho la fortuna di incontrare persone di una caratura incredibile, autentici mostri sacri nei rispettivi ambiti lavorativi. E quando queste persone mi dedicano il loro tempo e la loro attenzione, mi ascoltano e mi guardano, mi dimostrano la loro partecipazione e annuiscono, beh, ogni tanto la domanda mi viene spontanea: “ma com’è possibile?! Questi super campioni si interessano davvero alle riflessioni che ho da condividere?”.
Beninteso, finché la “Sindrome” è un sottofondo aiuta a tenere i piedi ben saldi a terra. E questo è un gran bene, per come io la vedo. Quando è un aspetto preponderante può diventare un boomerang pericoloso.
3 semplici iniziative che mi hanno aiutato e mi aiutano molto nella giusta lettura, qui sintetizzate:
1) Pensare a tutta la fatica sopportata per arrivare dove si è oggi. Molto probabilmente ci meritiamo tutto e forse di più.
2) Se anche non abbiamo il kit perfetto di competenze e conoscenze, considerare che non l’hanno nemmeno gli altri. Caparbietà, dedizione e flessibilità sono doti fondamentali che hanno contribuito a portarci fin qui.
3) Parlare con qualcuno che ci conosce. Molto spesso brilliamo di una nostra luce senza essere consapevoli di quanto sia intensa.
“Come merito e fortuna siano concatenati, non viene mai in mente agli stolti” (Goethe)