Al decimo “Sì, però…” l’insofferenza dei presenti era incontenibile.
Durante una chiacchierata in una sessione mi è capitato di assistere alla seguente situazione: ad ogni intervento di ciascun partecipante, seguiva immancabile il riscontro “Sì, però…”, “È vero, però…”, “D’accordo, però…”, “Certo, però…” da parte della stessa persona.
Al di là della bontà delle argomentazioni e del dissenso, che ci può stare tutto e ci mancherebbe altro, questa circostanza mi ha confermato ancora una volta un aspetto molto sottovalutato.
Il “Sì, però…” equivale ad una negazione, ad un NO grande come una casa nella percezione e nelle orecchie dei destinatari.
E i “Sì, È vero, D’accordo, Certo” non hanno alcun senso quando poi arriva l’implacabile “Però”.
Queste formule indispongono e infastidiscono, tolgono valore e forza anche alle buone idee, oltre alla propria persona.
Per quanto mi riguarda preferisco “La vedo diversamente”, “Secondo me la questione è un’altra”, “Dal mio punto di vista”, perfino un bel “Non sono d’accordo”. Tutta la vita.
Forse sono io ad essere particolarmente sensibile a certe espressioni, anche se ancora una volta ho notato di essere in buona compagnia…
Farsi riconoscere come una persona caparbia che porta avanti le proprie idee è una cosa, farsi ricordare come un pesante bastian contrario è un’altra: genera risultati diversi.
Dipende anche, e tanto, da come ci si esprime.
Siete d’accordo?
“Sì, certo. Però…”!