La libertà? Scegliere i propri comportamenti

Parlo spesso, anche in questa sede, di come il termine responsabilità secondo l’etimologia latina stia ad indicare la capacità di risposta della persona.
Tra uno stimolo e la nostra reazione c’è sempre uno spazio. Il modo in cui gestiamo questo intervallo determina la qualità della nostra vita.

Lo spazio può durare un paio di secondi. Un sorriso inaspettato, un’aggressione verbale, una battuta ci lasciano poco tempo per elaborare la nostra risposta. L’intenzione di imparare una lingua straniera, di correre una mezza maratona, di visitare un paese mai visto sono stimoli che possono durare una vita intera prima di generare la nostra iniziativa, ammesso che avvenga.

In ogni caso spetta a noi, a nessun altro.

Si sta parlando di pura discrezionalità, di libera scelta. Come a dire che non sono gli eventi e/o gli altri a plasmare la vita di una persona, ma il modo in cui  questa fronteggia e gestisce gli eventi. L’individuo come artefice della propria vita.

Non abbiamo mai una pistola puntata alla tempia. Nessuno può decidere e pensare al posto nostro. Siamo assolutamente e completamente responsabili del nostro comportamento. Noi soli.  
Il buon senso suggerisce di indirizzare i nostri comportamenti e le nostre reazioni nell’unica direzione che ci sta a cuore, i risultati che vogliamo ottenere. Nel lavoro come nella vita privata.

Risulta molto confortante per me. Fino a prova contraria, se indirizzo le mie azioni e i miei comportamenti verso gli obiettivi che mi sono posto con buone probabilità li centrerò. Significa avere il controllo della situazione, sempre. Significa escludere consapevolmente tutte quelle attività e risposte che mi portano lontano dai miei obiettivi.

Ecco perché credo che la nostra vera responsabilità cominci là dove ci assumiamo il pieno controllo. Dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Non sono gli altri a decidere per noi, non le persone, non le situazioni. Non è il caso. Decidiamo sempre e solo noi come gestire quell’intervallo tra l’input e l’output.

Potrei sbagliarmi, ma non è forse questa la libertà?

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