L’ascolto come pilastro della comunicazione

Recentemente, per una serie di seminari sul tema della comunicazione efficace, ho incontrato un gruppo meraviglioso di quadri e dirigenti di un’importante realtà aziendale, con i quali si è stabilita una sinergia davvero speciale.

Nella prima giornata, dopo le rispettive presentazioni ed introduzioni del caso, ho chiesto a bruciapelo quale fosse a parere dei presenti la caratteristica fondamentale di un comunicatore efficace. La prima.

Si è subito acceso un dibattito animato e molto stimolante tra le persone.

Carisma, credibilità, integrità, responsabilità, lealtà, affidabilità, competenza, leadership, coraggio.

Questi alcune testimonianze, correlate da autorevoli e convincenti argomentazioni. Il tutto è durato una mezz’ora buona. Ad un certo punto, una collega che non aveva ancora proferito verbo, prende la parola e dice “A parer mio la caratteristica fondamentale, probabilmente l’unica che davvero conti per un comunicatore, è la sua capacità di ascolto”. D’improvviso è calato il silenzio nella sala, uno di quei silenzi che significano molto. Bingo!

Secondo il filosofo greco Zenone ”La ragione per cui abbiamo due orecchie ed una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno”. Possibilmente ascoltare il doppio di quanto parliamo. Almeno.

Per comunicare efficacemente, per portare le persone dalla nostra parte, per ottenere la loro attenzione ed il loro supporto, in definitiva per essere davvero ascoltati dobbiamo innanzitutto ascoltare. Ascoltare attentamente.

Vale a dire imparare a tacere. Proprio così, imparare a chiudere la bocca. Dominare quell’irrefrenabile desiderio di parlare, sempre ed ogni costo. Far parlare il nostro interlocutore senza interromperlo, farlo rifiatare senza prendere noi subito la parola perché forse non ha ancora concluso.

Ascoltare attentamente, possibilmente anche empaticamente. E solo quando l’altra persona ha terminato, terminato davvero, meditare un po’ su quanto ascoltato, chiedere chiarimenti e conferme. E rafforzare così l’effetto del nostro ascolto. Dopodichè, finalmente, dire la nostra.

Quante volte ci capita di non essere ascoltati, di essere interrotti, di avere di fronte interlocutori che appena facciamo una pausa partono in quarta con le loro dissertazioni? È forse un’esperienza piacevole? Li consideriamo abili comunicatori?

In effetti ascoltare con attenzione è uno degli esercizi più ardui che esistano. Mai provato ad ascoltare attentamente e senza interrompere per 5 minuti consecutivi? Veramente dura. Però succede immancabilmente un miracolo quando lo facciamo. Più diamo attenzione ed importanza al nostro interlocutore, più ne riceviamo. Più aumentiamo l’autostima di chi ci parla ascoltandolo con attenzione, più le sue diffidenze e  barriere difensive si abbassano per lasciare spazio ad apertura e disponibilità nei nostri confronti. Così si genera la fiducia. Quella vera, quella che permette di andare lontano con le persone.

D’altro canto, per avere bisogna sempre dare. In anticipo.

Una volta costruita la fiducia tra noi ed i nostri interlocutori, nulla potrà più ostacolarci. Allora sì saremo dei grandi comunicatori, otterremo la massima attenzione e considerazione.
Una vera e propria leadership costruita sull’ascolto.

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